Prima di tutto cibo sufficiente

Martedì 3 aprile,

Sono le 23.25 di martedì: bastano poche ore di digiuno per capire l'importanza del cibo per l'equilibrio psico fisico dell'individuo.

Si immagini l'angoscia di una madre che non ha nulla o poco per il proprio figlio....

Ne deriva la necessità di creare una società equilibrata che spenda le risorse per mettere a disposizione del genere umano, che lavora quotidianamente, prima di tutto cibo sufficiente, e attuamente la fame nel mondo esiste.

La TAV è un'opera , come tante opere progettate nel nostro paese, che risulta, dai dati in nostro possesso per i prossimi anni a venire, non necessaria.

Con il nostro digiuno , sia pure piccolo, vorremmo sensibilizzare chi è nella "stanza dei bottoni" alla intelligenza dell'equità e sobrietà per tutti. 

Buona Pasqua 

Giovanni Esposito (SP)

1 commento:

  1. Di solito appena si affaccia un vago sentore di fame ci affrettiamo a mangiare, come se quella incerta sensazione di vuoto allo stomaco dovesse in breve tempo portarci allo svenimento.
    Tenendo invece ferma per qualche ora la nostra scelta di astensione dal cibo, per molti tale sensazione si riduce, sentendo subentrare un senso di concentrazione e di calore: l'organismo non è più affaticato dal lavoro di elaborazione ed immagazzinamento di nuova energia; si limita ad attingere a quella già accumulata nel corpo e può concentrarsi al meglio su quello che fa.

    Anche un'azione come bere un bicchiere d'acqua, elementare ed essenziale nei digiuni, acquista una forza insolita.

    Naturalmente niente a che vedere con la vera fame; ma molto a che vedere con il modo nevrotico di mangiare che in molti adottiamo e che lo "sviluppismo" vorrebbe sempre in espansione. Proprio sul terreno dei nostri consumi siamo dunque più liberi di quel che pensavamo.

    Un piccolo passo -o meglio un piccolo intervallo- ma concreto e preciso; uno dei molti modi per iniziare il cambio di direzione ormai necessario; per assumersi in prima persona una seria sfida a questo modello di sviluppo; per scendere da quel treno che corre troppo veloce e con sempre crescente "rumore" verso lo schianto sull'invalicabile Picco di Hubbert, termine corsa per i vecchi modelli di produzione e di trasporto basati sul petrolio.

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